Valdobbiadene-Conegliano zona di Prosecco

Il vino di tutti ma figlio italiano: il Prosecco

It’s Prosecco o’clock!
L’extra-dry con le crostate, ma il Brut con i taralli e le olive verdi. E se volete, anche con lo spaghetto alle vongole. Il Prosecco, il vino più esportato d’Italia, corre alla stessa velocità dei suoi compagni Champagne e Franciacorta e il suo segreto sta nella semplicità d’intenti.
È sempre ora di Prosecco!

Sono più di 400 milioni le bottiglie di Prosecco prodotte sotto le varie denominazioni d’origine di cui più della metà destinate all’estero: il Prosecco è sicuramente la punta di diamante dell’export del vino italiano nel mondo.

Ma cosa si nasconde dietro il suo enorme successo?

Zone di produzione del Prosecco

È bene chiarire una cosa, una volta per tutte: il Prosecco oggi è sinonimo di vino di qualità. Le recenti normative ne hanno regolamentato le zone di produzione.
La zona interessata alla DOC (Denominazione d’Origine Controllata) è quella formata da due regioni: Friuli-Venezia-Giulia e Veneto (ad esclusione delle province di Verona e Rovigo) mentre quella destinata alla DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita) è la zona compresa tra Conegliano e Valdobbiadene assieme ad Asolo. Una località, quest’ultima, particolarmente circoscritta e predominata dal colore verde delle colline, patrimonio dell’Unesco.

Alle due denominazioni che troviamo in etichetta può aggiungersi la menzione speciale “Le Rive” per le vigne più scoscese, che si distinguono dalle precedenti per maggiore pendenza e per le forti escursioni termiche, garantendo una miglior resa del vino che in questo caso assume colori di giallo intenso brillante.

Un “nuovo” vitigno

C’è però ancora un po’ di confusione tra nomi e zone. Perché “Prosecco” come oggi lo conosciamo non è più il nome dell’uva responsabile della sua produzione ma resta il piccolo quartiere in provincia di Trieste ed il vino da cui prende il nome, che grazie alla sua iconicità ha fatto e continua a fare il giro del mondo. Ed è proprio questo il motivo per cui si è deciso di regolamentarne la produzione: per evitare che il Prosecco proliferi illegittimamente altrove.

Oggi il Prosecco nasce e cresce a casa sua, e la sua vinificazione viene consentita con uve… glera (nient’altro che il vecchio vitigno “Prosecco” impellente di cambiare nome all’anagrafe).  

Il Cartizze, il cru del Valdobbiadene-Conegliano Prosecco DOCG

Le colline di Cartizze, territori di eccellenza vitivinicola

Un altro discorso andrebbe fatto poi sul Cartizze, il “Grand Cru” (appezzamento particolarmente votato alla coltura vitata) di Valdobbiadene-Conegliano: una zona di appena 107 ettari destinata esclusivamente alla coltivazione di glera.

Ed è qui, attraverso una viticoltura eroica tutta in pendenza, che il Prosecco esprime il meglio di sé.

Una storia unica nel suo genere e unica nel mondo in cui l’identità non più di un vino ma di un vero e proprio brand si manifesta attraverso il suo territorio d’origine e attraverso chi ci mette non la faccia, ma le mani per produrre un’esclusiva eccellenza.

È la storia del successo della semplicità.

Un unico vino che porta il nome di un toponimo e che cessa di essere figlio di tutti.

Il segreto del successo

Certamente la sua celebrità è stata resa possibile anche dalla tipologia di vinificazione, particolarmente apprezzata dai winelovers, con cui viene prodotto: la spumantizzazione in autoclave (Metodo Martinotti o Charmat) permette al Prosecco di manifestare note fresche e agrumate e di essere sugli scaffali prestissimo, pronto per essere bevuto a pochi mesi dalla vendemmia.

E poi diciamocelo: la bollicina fa così tanto “festa” che è impossibile non amarla. Non serve neppure sconfinare e approdare in Champagne per essere trendy.

aperitivo al tramonto con prosecco
Un perfetto aperitivo a base di Prosecco al tramonto

Il Prosecco non è solo un vino di qualità di cui la denominazione d’origine ne è il garante, ma una “nicchia” di mercato che produce 5 miliardi di ettolitri l’anno.

La sfida allora sarà combinare la tutela di questi luoghi pieni di meraviglia e la capacità produttiva dei produttori, mantenendo sempre alta la qualità e facendo conoscere a tutto il mondo i valori di italianità, territorialità e autenticità, manualità e tecnologia, storia e innovazione, di cui il Prosecco si fa ambasciatore.