Le nuove narrazioni impresse sulla pelle

Dal punto di vista del branding e del marketing questa è un’occasione da non perdere.

La caduta del muro di Berlino iniziò il 9 novembre 1989 e pochi giorni fa è trascorso il trentesimo anniversario di uno degli accadimenti più importanti del Ventesimo secolo, evento che pose definitivamente fine alle grandi narrazioni che costituivano il sistema di riferimento dell’uomo del Novecento; narrazioni che fino a quel momento sono state il contesto ideale all’interno del quale ogni individuo trovava soluzione.
L’uomo del XXI secolo è quindi orfano e questo lo porta alla ricerca di nuove narrazioni, di un senso comune con forti significati e valori che spesso coincidono oggi con le narrazioni messe in atto dai Brand.

I Brand stessi diventano quindi fattore d’identità, poiché stabiliscono un qualcosa di forte e riconoscibile, un linguaggio, un alfabeto con cui poter parlare, ma anche il contenuto per creare dinamiche relazionali.
Possiamo dire che essi siano diventati una vera e propria fede con le loro identità, le loro istituzioni, le loro regole ed i loro valori. Possiamo parlare quindi di evangelizzazione dei Brand, termine di cui manteniamo il connotato religioso e che in chiave contemporanea rivediamo nei suoi consumatori, convinti che un determinato prodotto o servizio possa migliorare la loro vita ponendosi poi come “portatori sani” degli elementi razionali ed emotivi del brand stesso.
Quando il riconoscimento da parte del consumatore di questi elementi è totale, la fedeltà al Brand, tanto preziosa per le nostre aziende, può assumere caratteri estremi.

Quando la fedeltà si fa estrema

Jason George
(Tanzeel Ur Rehman / Cover Asia Press)

C’e una nuova tendenza, ancora oscura, che sta portando la fedeltà del Brand ad un livello completamente nuovo, non stiamo parlando di indossare T-shirt con loghi giganti o condividere post su Instagram adorando il nostro Brand preferito, parliamo di persone che si fanno letteralmente marchiare con l’inchiostro i loghi dei Brand sulla pelle.
Emblematico è il caso di un ragazzo indiano Jason George, orgoglioso di aver tatuato sul proprio corpo oltre 380 loghi, affermando che tutti questi Brand hanno avuto un impatto sulla sua vita. Ma al di là di casi estremi in molti sono disposti oggi a marchiare permanentemente i loro corpi con i loghi dei propri brand preferiti come segno di devozione.

Marketing e tatuaggi

Dal punto di vista del branding e del marketing questa è un’occasione da non perdere. Sono già diversi i Brand ad aver utilizzato il tatuaggio a scopo di marketing e promozione. La divisione russa di Domino’s Pizza ha lanciato un contest in cui offriva 100 pizze gratuite all’anno per tutta la vita a quei clienti che si fossero tatuati il logo dell’azienda postandolo poi online. Nel giro di poche ore le condivisioni erano talmente tante che l’azienda è stata costretta a chiudere il contest in una settimana a 350 persone per paura di andare in perdita, dato il successo inaspettato.

Anche Reebok nel 2014, in occasione del lancio del suo nuovo logo, organizzato un contest dallo slogan “Pain is temporary, Reebok is forever” per il quale mise in palio circa 6.000 dollari da spendere in capi sportivi Reebok, chiaramente, per chi avesse realizzato il miglior tatuaggio con il logo dell’azienda. Il contest si sarebbe tenuto durante la Tough Viking di Stoccolma, la più grande gara di corsa ad ostacoli del Nord Europa. La vincitrice fu Camilla Nilsson la quale partecipò alla gara aggiudicandosi il premio grazie al grande tatuaggio sulla coscia raffigurante il logo Reebok.

Camilla Nilsson
(Pinterest)

La vincitrice fu Camilla Nilsson la quale partecipò alla gara aggiudicandosi il premio grazie al grande tatuaggio sulla coscia raffigurante il logo Reebok. Inutile dire che il marketing WOM (word-of-mouth) o semplicemente passaparola è ancora oggi il metodo di marketing più efficace e che i tatuaggi sono il mezzo di conversazione perfetto. Quante volte ci siamo sentiti dire: ” Cosa significa il tuo tatuaggio?”.