Gli aeroporti, recipienti di storie ed emozioni

Considerato come luogo di passaggio, oggi l’aeroporto è un vero “container di emozioni”

Questa è la storia di I.T., una ragazza nigeriana, incontrata nelle interminabili file aeroportuali.
Bassina, carnagione scura, dai capelli pieni di treccine colorate e con tanta gioia di vivere dentro, così tanta da far quasi sentire a disagio. Lei, I.T., nigeriana, fa parte del gruppo di umanità che ancora, ai giorni d’oggi, non viene accettata ovunque. La forza del suo spirito e la positività arricchivano un racconto che stava su un letto di tristezza e coraggio.

I.T.: “Non ho mai pensato che potesse esistere un velo di diversità tra il bianco e il nero, tra l’italiano e il nigeriano. Sono partita dalla Nigeria perché mi sentivo morta dentro, ho deciso di lasciare la mia famiglia per cercare una vita migliore consapevole che forse quella stessa vita l’avrei persa nel viaggio. Ma sai, l’idea di affrontare le mie paure, di andare incontro a qualcosa più grande di me non mi ha fermata, forse perché sono una persona molto coraggiosa -sorrise-. Adesso a distanza di mesi penso di aver fatto la scelta migliore, sono riuscita a ritrovarmi, ho conosciuto gente che mi ama nonostante il mio color cioccolato, sono riuscita a rinascere dopo la mia morte apparente. Perché è questo il viaggio, è nascere dalle ceneri, è ritrovare il proprio io, è andare incontro all’ignoto.”

Ci siamo mai chiesti in realtà cosa c’è davvero dietro la parola Viaggio?

Cercando il termine “viaggio” sulla maggior parte dei dizionari e delle enciclopedie, si trova una prima definizione indicante l’“azione di muoversi per andare da un luogo all’altro”. Si passa poi a definizioni più ampie come: “apertura mentale”, “itinerario ideale” o addirittura “effetto causato dall’assunzione di stupefacenti”; “esperienza mistica nei meandri più intimi della nostra mente”.

Una delle particolarità intrinseche della parola è avere il potere di aprire le barriere esistenti in ognuno di noi, aprire nuovi orizzonti non solo fisici ma anche mentali, spirituali. È qualcosa che va oltre il solito iter del “cosa mi porto”, “questo non entra in valigia”, andare in aeroporto e partire.

Quante volte ci è capitato di trovarci in un aeroporto?

Quante volte ci siamo persi tra le voci della gente, il rumore dei trolley che strisciano a terra, il ticchettio dei tacchi della signora che prosegue con passo sicuro e le urla dei bambini che corrono inseguiti da mamme disperate.

 L’aria che si respira è carica, è storia. Puoi percepire il voler ricominciare di chi decolla, il mettere le radici di chi atterra, lo sguardo perplesso e ansioso di chi crede di non arrivare in tempo, il coraggio di chi aspetta e la gioia di chi sa che esiste qualcuno che ancora vuole esserci.
Quell’incredibile scambio che avviene senza troppe parole ma nel silenzio di bocche strette, di sguardi lucenti e sorrisi che si scrutano per poi riconciliarsi.
La forza di chi resta inerme davanti a saluti che intanto fanno il cuore a pezzi. Gli aeroporti sono uno di quei posti dove, se sei particolarmente attento, riesci a scrutare l’amore, quei posti dove c’è talmente tanta vita da riuscire a palparla, così tanta da poterla tagliare a fette e conservarne un pezzo da portare con te, per sempre.
Ma c’è di più, gli aeroporti sono quei luoghi dove puoi entrare in contatto con persone che sono disposte, tra un ritardo e un altro, a mettersi a nudo.

Il viaggio può fare del bene. Può aiutare i persi d’animo, chi non riesce più a trovare il suo posto nel mondo e va a cercarselo. Viaggiare è per i coraggiosi, per chi non si ferma davanti agli ostacoli. E per quanto possa essere difficile lasciare tutto e andare è lo strumento per la felicità. Nonostante tutto porta ad accettare il “diverso” e l’“uguale”, a riconoscere i propri limiti.
Racchiude in se una polarità tra fedeltà alle proprie radici, alla patria, ai valori della società e le scommessa del nuovo, della piena coscienza e conoscenza dell’altro.

È il rischio di perdita e la possibilità di conquista.

Perche come I.T. non si vive solo di paure, di titubanze e staticità ma bisogna prendere coscienza che nella vita ci sono limiti che bisogna superare, che non bisogna accontentarsi del sicuro ma cercare un mezzo. Viaggiare ci rende forti, ci permette di capire che al mondo c’è tanta gente ma che bisogna contare sempre sulle proprie spalle, che i legami quelli veri sono destinati ad essere, ma soprattutto che:
nella battaglia tra amore e distanza, se ben difeso, vince l’amore.